Nicola Amoruso, ex centravanti di molte squadre di Serie A tra cui Juventus, Napoli e Atalanta, è stato intervistato da Andrea Zenga ai microfoni di LeoVegas.News. Insieme all’opinionista sportivo, il bomber pugliese ha ripercorso alcuni momenti della sua lunga carriera nel massimo campionato italiano e ha raccontato la sua nuova vita dopo il professionismo.
Nella sua lunga carriera, Nicola Amoruso ha conquistato trofei importanti con la maglia bianconera della Juventus: tre Campionati di Serie A, una Supercoppa Italiana, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale. In questo periodo ha vissuto uno dei ricordi più indelebili: “Il gol in semifinale di Champions contro l’Ajax: io e Vieri eravamo giovanissimi e il tabellino a fine primo tempo segnava 2-0 con i nostri due nomi. Quel momento è stato molto bello”.
Amoruso ha poi confidato a Zenga cosa lo ha portato a trasferirsi a Torino: “A Natale ero con la mia famiglia, composta da soli juventini. Parlando con loro delle proposte che avevo ricevuto da Inter, Milan e Juventus, mio nonno mi disse ‘Alla Signora non si può dire di no’. La scelta poi è stata facile”.
Prima di Juve e Padova, Amoruso ha avuto l’opportunità di allenarsi con campioni del calibro di Mancini, Vialli, Gullit, Pagliuca e Vierchowod nella Sampdoria di Paolo Mantovani. Con la maglia blucerchiata ha esordito in Serie A in uno dei palcoscenici più importanti d’Italia: “Eravamo a San Siro per affrontare l’Inter. Io ero in panchina, ma a un certo punto Eriksson mi disse che dovevo entrare al posto di Gullit. Le gambe mi tremavano, ancora oggi è un momento indelebile nella mia memoria: Gullit che esce e io che entro. È come se lo stessi rivivendo adesso”. Dopo quella partita ha preso il via una carriera straordinaria, durante la quale Amoruso è riuscito a segnare oltre cento reti in Serie A con ben 12 squadre diverse. Tra queste anche la casacca azzurra del Napoli. Sulle differenze riscontrate tra il capoluogo campano e quello piemontese, il bomber ha affermato: “A Napoli si vive il calcio quotidianamente e la passione va oltre il risultato. A Torino invece sei più tranquillo, ma hai una grande responsabilità perché lì si deve vincere. Sono due club e due città diverse, accomunate da una storia e un amore infinito per il calcio”.
Alla fine della carriera da professionista, per Nicola Amoruso c’è stato un nuovo inizio: il padel. “È uno sport immediato, molto divertente e tattico. Noi ex calciatori ci avviciniamo perché probabilmente siamo avvantaggiati dal punto di vista della coordinazione. In più, ha riacceso in noi la fiamma della competizione che si era un po’ spenta: quando siamo in campo, con la testa torniamo a San Siro”. L’ex centravanti ha poi continuato: “Il padel mette d’accordo tutti, dai più grandi ai più piccoli, basta avere una buona preparazione fisica. È molto inclusivo”. Amoruso, che nei campi di padel ha affrontato diversi suoi ex colleghi, non ha poi perso occasione di confidare a Zenga gli avversari più talentuosi: “Tomas Locatelli gioca da tanti anni ed è uno step avanti a tutti. Vincent Candelà è un osso duro, ha alcuni colpi particolari e gioca molto bene. Poi Stefano Fiore, lui arriva dal tennis, quindi è molto elegante ed efficace”.