Alla luce dei recenti fatti di cronaca sul caso Juventus, pur sospendendo il giudizio su una vicenda giuridicamente in corso, è concreto il peggior scenario, ovvero che il pallone possa sgonfiarsi. E’ la conclusione cui giunge un’analisi da parte di ANRA, l’Associazione dei Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali.
Medesima considerazione può svolgersi per tutti gli sport con alta visibilità mediatica e stressati da componenti professionistiche come ad esempio tennis, basket, atletica.
“Oggi più che mai, nel mondo delle federazioni e delle società sportive, è necessaria una maggiore diffusione della cultura di Enterprise Risk Management” – dichiara l’ANRA – Associazione Nazionale Risk Management – “Vi sono due funzioni da rafforzare in modo significativo: la prima è quella svolta dalla governance, l’atra, ovviamente, l’area tecnico-sportiva, andandosi a concentrare in particolar modo sul settore giovanile e la sua organizzazione. Ciò vale tanto che si parli di sport in una logica istituzionale sociale, ovvero quella che spetta alla visione federativa, quanto che si affronti il tema in logica economica tipica delle maggiori società calcistiche, oggi anche quotate in Borsa”.
Ogni appassionato di sport professionistico, pur riconoscendo anche un ruolo economico importante e la classificazione come settore industriale specifico, non può prescindere dal preoccuparsi che lo stesso sia gestito in modo manageriale con la massima consapevolezza dei rischi sottesi.
Dopo la prima sentenza della giustizia sportiva in merito alle irregolarità bilancistiche determinate da plusvalenze sulla compravendita di giocatori, un noto commentatore sportivo ha osservato che il vero rischio reputazionale non è solo nella squadra coinvolta: “È difficile che un ragazzino di dieci anni diventi ora tifoso della Juventus, ma è concreto anche il rischio che non si appassioni del tutto al calcio”.
Lo sport più popolare dovrebbe osare un virtuoso esempio e l’applicazione di una strategia precisa di risk management potrebbe contribuire alle attività necessarie per uno strutturato risanamento, conclude lo studio.